Chissà perché ho sempre pensato che casa mia ci sarebbe stata, sempre e comunque? Chissà perché ho sempre pensato che, in qualche modo, ci sarei invecchiato dentro? Del resto, giovane non mi son mai visto. Ho sempre pensato che avrei continuato a vedere quei soffitti, quelle vedute, sentiti quegli odori. I miei oggetti, le mie cose! Dove li metterò? Un ansia mi pervade, un brivido mi percorre la schiena... Ma è un attimo, poi la ragione ha il sopravvento e capisco che nulla è indispensabile: ciò che importa è dentro la mia testa, ammesso che regga.
Non so se ci avete mai fatto caso, ma le nostre amiche case lo sentono se sono abitate o meno: quando ne abbiamo di fronte una abbandonata lo capiamo, è come se si lasciassero andare, come il più trasandato dei randagi.
Chissà perché ho sempre pensato che avrei visto crescere quelle piante, intrecciarsi quei fiori? Ora non so nemmeno se al nuovo venuto tutto questo piacerà: magari rivoluzionerà tutto, forse taglierà il mio acero, piantato quando sono nato.
Ho chiesto aiuto alle piante girando nel parco: "Aiutatemi, almeno voi! Datemi la risposta che non ho, fate rinsavire chi ha perso la ragione, attirate qui quel miracolo che tutti aspettiamo e nessuno merita..."
Chissà perché tutto questo capita intorno a me?
Chissà cosa mai avrò fatto di male?
La verità è che avrei dovuto andarmene io e non ne ho mai avuto il coraggio: che sia questa una punizione? A volte ho il difetto di pensare che tutto ruoti intorno a me e le cose che succedono abbiano qualcosa da dirmi... Chissà se è così? Chissà...