sottotitolo: Architettura, arte superiore.
M.R.10.X.2014
In questo raro documento del 1972 Federico Fellini, intervistato da Luciano Emmer, parla del quartiere metafisico. O meglio, così descrive l'EUR, il quartiere voluto da Mussolini per l'Esposizione Universale del 1942 e chiamato allora E42, quartiere che avrebbe dovuto celebrare le vittorie del nuovo impero italiano.
Architettura come arte superiore, privilegiata dal dittatore come massima espressività del regime e della sua forza, strumento privilegiato da re e autarchi.
In questo documento il famoso regista italiano mette in luce la sua passione per il quartiere "finto" proprio perchè scenico, quasi metafisico. Dice infatti che lo spettatore sembra inserito in un quadro e parla, appunto, di spettatore e non di abitante.
Quello che richiama, da sempre, l'uomo è infatti la ricerca del luogo, di un proprio luogo: il posto dove stare, dove stare bene, sentirsi a proprio agio.
Evidentemente Fellini si sarebbe sentito a proprio agio in un'architettura di De Chirico perchè solo, probabilmente avrebbe invidiato l'Uomo nella bolla.
E, in effetti, la condizione dell'Uomo nella bolla è, perchè no, metafisica! E' una condizione che sottende la realtà, ne fa da fondamento indi per cui l'uomo si trova in un filtro innaturale nella realtà fisica, la propria.
Vien da chiedersi se non sia proprio l'architettura uno strumento per superare la realtà, e quindi il disagio, e mettersi a contatto con un assoluto, quello forse dove stiamo più a nostro agio...
O, addirittura, se non sia possibile superare la propria condizione alienata se, sottesa, c'è la fondamenta metafisica che ti costringe a tale posizione...
Detto in parole povere: l'Uomo nella bolla è fottuto?