M.R.18.XII.15
Sinceramente non sono sorpreso. Il passato ritorna, lo ha già fatto e lo rifarà ancora e ancora. Quello che mi sorprende è quanto facilmente il mio corpo torni a far fatica, a soffrire per questo continuo limbo, questo stato di subalternità senza fine.
Uno stato delle cose nel quale mi trovo ancora senza nulla, senza possibilità di riscatto e, ironia delle ironie, chi mi osserva mi guarda come a un'esperimento strano, una situazione grottesca da osservare con quel gusto dell'orrido che immobilizza il nostro essere di questi tempi.
Chiudere gli occhi non mi basta più, il pessimismo è diventato cronico, base del mio pensiero e del mio essere quotidiano, punto di partenza per giudicare, programmare e decidere le cose...