Dalla raccolta "Tornare a sognare". Notte del 30 novembre 2011.
Chissà cosa avrà significato? Scappavo da un uomo che mi inseguiva ma le gambe cedevano. Il piccolo sentiero sabbioso su cui camminavo era segnato da strane orme: il mio compagno di fughe più avanti di me si appoggiava con le mani a terra, lasciando fori nel terreno che sembravano zoccoli di capra. Le gambe mi cedono e allora comincio ad appoggiarmi anche io con le braccia a terra, a mò di primate primordiale, con gli arti lunghi in maniera surreale. Arrivo ad un fiume e mi lascio cadere in una canoa di metallo lucido. Nella fuga ora acquisto un considerevole vantaggio, devo essere più bravo dell'uomo che mi insegue, che ora vedo. La canoa però mi si riempie d'acqua e comincio a rallentare.
Buio.
La scena riprende nella cucina di casa mia, luogo di tante discussioni familiari. Sto leggendo un libricino, è di quelli della nostra infanzia: copertina rigida, colori tenui e tante figure. E' la storia del personaggio che scappava poco prima. Una storia che mi fa piangere. La leggo a mia madre, seduta sul divano, e a mia sorella, che si specchia nel forno, come fa sempre. Lei ha fretta, ha sempre fretta, e la devo pregare per farla rimanere a sentire il finale.
Il finale è commovente. Il protagonista, un bel ragazzo biondo di quelli che si vedono in quelle vecchie foto di marinai degli anni '40, ce l'ha fatta! Chissà da cosa scappava? Si è costruito una vita in una città arroccata sul mare che potrebbe sembrare la vecchia Imperia, ma molto più a strapiombo su un mare molto mosso. Il compagno invece no. Il protagonista non sa che fine ha fatto, ma il narratore si. E morto nelle sterpaglie di quel luogo di fuga della scena iniziale: il suo corpo è avvolto in un rovo di spine e nemmeno da morto si ricongiungerà al compagno.
Con le lacrime agli occhi chiudo il libro e leggo autori e titolo. La copertina è verde scuro, rigida. Gli autori sono due, i nomi inglesi, ma non li ricordo. Il titolo è "Ritorno a M..... Town", anche qui il ricordo è sfocato... [M.R.]