Siamo alla vigilia del postumanesimo?

M.R.27.III.2013.Quantieventi.Tuttosembraportareli.Quantestorie:nessunachesichiude,altresiaprono.Quantieventi:iononcontonulla...Trasparenze.Eventi.Iononsononulla. --->

Tu non sei qui. Cerca di tenerlo a mente. 
Cerca di non ricordare dove sei in realtà. 
Sei in mezzo a un labirinto contorto di corridoi bui, tutti uguali. Stai scivolando giù
attraverso l’ultimo di essi. Vai spedito come il pistone di una siringa; poi, tutt’a un tratto, vieni espulso nello spazio aperto e sconfinato dell’interno. Appena qualche minuto fa vedevi lo spazio esterno, l’universo, e non sembrava più grande di questo posto. Lo spazio esterno, fondamentalmente, è qualcosa di familiare. È solo il cielo notturno, senza la terra sotto i piedi.
Questo posto non ha nulla di familiare. È trenta chilometri in lunghezza e otto in altezza, ed è più vasto di qualunque cosa tu abbia mai visto. È una stanza con dentro un mondo.
Per loro, è un mondo luminoso. Per noi è una caverna fredda e buia. Per loro, le nostre sonde più discrete sarebbero come gigantesche navi spaziali sospese sulle città
a perlustrare ogni cosa con fasci di luce abbagliante. Per questo lo osserviamo attraverso i loro occhi, con i loro strumenti, nei loro colori. Così, ciò che vedi è uno sfondo di un verde intenso, caldo, punteggiato da un’infinità di forme minuscole, vive, in una quantità di colori cui non sapresti neppure dare un nome. Ti viene da pensare a gemme, colibrì, pesci tropicali. E infatti il paragone con la foresta pluviale o la barriera corallina è piuttosto azzeccato. Questo è un ecosistema ben più complesso di tutta la Terra. Man mano che il tuo punto di vista si avvicina alla superficie, pensi a città fotografate dall’alto, o ai disegni di un circuito al silicio. Anche questo è un raffronto plausibile: qui, la distinzione fra naturale e artificiale non ha senso.
La visuale zuma avanti e indietro: da frattali di fiocchi di neve che danzano come in un caleidoscopio, mostrando arcobaleni, fino a vaste distanze avvolte in brume violette. Balza agli occhi la molteplicità e la diversità di questo posto. Non ci sono ripetizioni. Ogni cosa, qui, è unica. Ci sono affinità, ma non specie. Non puoi sottrarti alla visione. Silenzioso, inesorabile, il punto d’osservazione ti mostra di più, sempre di più. Finché la bellezza disumana eppure irresistibile di questo giardino, o città, o macchina, o mente aliena ti penetra nel cuore. Ne sei posseduto, la adori. Ma proprio quando ne sei perdutamente innamorato, lei ti rigetta. Ti rispedisce alla condizione umana, e all’oscurità.

Prologo da Cosmonaut Keep
© 2000 Ken MacLeod
© 2008 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano
Prima edizione italiana Urania n. 1541 (dicembre 2008)

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--->Alloraperchévivere?Chescopoho?Devotrovarlo!...Devotrovarlo?Nonloso.Nonnehovoglia.Devotrovareunoscopo.--->


Quindi?


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