Endemica tristezza


M.R.1.VII.2013

Non so perché noi, ragazzi degli anni '80, abbiamo sviluppato una sorta di apatia, di avversione per il mondo che ci circonda. Non so se è il fatto di aver passato l'infanzia in uno dei decenni più colorati e creativi degli ultimi secoli, o forse se è semplicemente il fatto che il mondo si è ingrigito.

Quello che è certo è che negli anni '80, gli anni della mia infanzia, si rideva tanto! Ridevamo in modo sano e genuino, consapevoli che dovessimo dedicare una certa parte della giornata a farlo, per il semplice piacere di farlo. E faceva pure bene alla salute.

Il mondo si fa più cupo, si va scolorendo. A dimostrazione il fatto che molte delle cose che mi circondavano durante la giovinezza vanno scomparendo e non perché siano sorpassate, ma perché fanno star bene. Oggi non c'è più il tempo per ciò che ci fa star bene, anche se in realtà ne abbiamo molto più che in passato.

Il tempo deve essere dedicato a qualcosa di produttivo, altrimenti è tempo sprecato: lo so perché se mi dedico alla lettura, al disegno, alla scrittura o alla poesia, nonostante l'infinito tempo che il destino mi ha regalato, mi sento terribilmente inutile.

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